Ad una certa età il bambino dovrà iniziare il suo lungo percorso che lo porterà un giorno all'autosufficienza: vediamo come affrontare con successo i primi allontanamenti dai genitori

Nei primi anni di vita i bambini non possono sopravvivere senza che i genitori si prendano cura di loro.

La perdita di coloro che sono sempre pronti a soddisfare i loro bisogni rappresenta una forte minaccia che mette in pericolo la loro stessa vita.

Per questo la paura della separazione dalla madre e dal padre è molto frequente nell'infanzia e talvolta assume gli aspetti di una vera e propria angoscia.

Quando ad esempio un bimbo di due o tre anni perde di vista la madre al supermercato, o su una strada affollata, urla e strilla in preda ad una disperazione che è reale.

E' una  reazione assolutamente naturale rispetto alla perdita di chi rappresenta la sicurezza.

Ma con la crescita il bambino dovrà farsi autosufficiente e indipendente per superare gradatamente la paura di separazione.

E' sbagliato pretendere che un bambino insicuro imiti gli atteggiamenti autonomi dell'amico o del figlio dei vicini; ma è ancora più grave rallentare la sua maturazione con l'iperprotezione.

Troppo spesso la madre tende a coccolare troppo il "suo bambino", se il padre non si impegna ad annullare questo istinto con la sua presenza autorevole e disponibile.

Il padre, affermano studi di psicologia della famiglia, serve a mediare la distanza fra la madre e il figlio e aiuta quest'ultimo ad allentare il legame affettivo intenso della prima infanzia.

Egli tende a trattare i figli come «piccoli uomini» o come «piccole donne» favorendo la crescita e l'identificazione sessuale.

La madre viceversa tende generalmente a considerare i figli come "bambini asessuati", persino quando questi sono preadolescenti, ostacolando in questo modo la conquista dell'indipendenza.

Nei primi sei mesi di vita i bambini rispondono indistintamente a qualsiasi persona si occupi di loro, molto probabilmente non percepiscono le differenze fra la madre e chi agisce per lei: vivono in una tale forma di simbiosi con l'ambiente al quale devono adattarsi che non fanno molte distinzioni.

Nella maggior parte dei casi la paura della separazione si manifesta nella seconda metà del primo anno di vita.

Collegata ad essa, intorno al sesto mese, molti bambini sviluppano la paura per gli estranei, imparano a distinguere i visi familiari dei genitori da quelli meno conosciuti e compiono scelte precise: preferiscono infatti restare con chi trasmette loro sicurezza ed evitano coloro che non conoscono perché li ritengono imprevedibili.

Si aggrappano alla madre, al padre, alla nonna e piangono terrorizzati quando vengono affidati ad una babysitter che ancora non conoscono.

L'atteggiamento dei genitori è fondamentale per aiutare i figli ad alleviare o ad aggravare la paura della separazione.

Se tendono a isolare il bambino e non trasmettono rassicurazioni sulla loro protezione, se lo costringono ad esempio a dormire al buio, se lo tengono troppo nel proprio letto, se non gli permettono di instaurare nuove relazioni con amici, se non li abituano ad essere autosufficienti, sicuramente il piccolo dipenderà esclusivamente da loro e vivrà nella paura e nell'insicurezza durante la loro assenza.

L'isolamento del bambino dalla realtà circostante aggrava inutilmente la paura della separazione.

Ma anche la pretesa di imporre al bambino troppe relazioni sociali può provocare dei problemi.

La socializzazione deve avvenire per gradi e le relazioni con le persone estranee devono essere adattate alle esigenze di ciascun bambino.

Bisogna osservare con attenzione le sue reazioni a contatto con gli altri: se mantiene la sua serenità, allora possiamo tranquillamente accogliere amici e parenti; se al contrario manifesta disagio, nervosismo, attacchi improvvisi di aggressività, allora abbiamo il compito di procedere con estrema cautela e di rimanergli accanto durante le fasi dei primi approcci.

E' positivo per il bimbo incontrare e giocare con i  nonni, zii, zie, purché egli si senta sicuro e protetto dai genitori.

In seguito potrà anche restare solo con loro poiché avrà avuto il tempo di instaurare una relazione  per lui rassicurante.

Si sentirà a proprio agio e allargherà i suoi contatti sociali rafforzando la sua fiducia negli altri e quindi la disponibilità a relazionare.

Lo stesso atteggiamento è consigliabile anche quando dobbiamo affidarlo ad una babysitter.

Non è assolutamente consigliato lasciarlo solo con lei fin dalla prima volta, al contrario bisognerebbe restare col bambino e la baby-sitter e lasciarli soli quando si ha la sicurezza che il piccolo si senta perfettamente a proprio agio.

Va in ogni caso sottolineato che ogni bambino assorbe ed incarna i sentimenti della madre verso gli altri attraverso una comunicazione percepita con notevole intensità.

Se la madre non ha simpatia per la babysitter, anche il bambino condivide i suoi sentimenti e incontra maggiori difficoltà a restare solo con lei.

Con una lettura attenta dei comportamenti e delle reazioni di nostro figlio, possiamo facilmente rilevare com egli sia più propenso a familiarizzare più facilmente con le persone con cui la madre è più in sintonia.

I bambini che vengono ospedalizzati manifestano di conseguenza molte reazioni di disturbo: piangono più spesso, si agitano, sono inquieti, mancano di appetito, e presentano disturbi del sonno.

Queste stesse reazioni compaiono se l'ospedalizzazione, o la sistemazione lontano dai genitori, avviene nei mesi precedenti. Nel corso del terzo anno di età i bambini sviluppano la capacità mentale di rappresentare eventi e in alcuni casi di anticiparli.

Questa nuova abilità può provocare alcuni timori di separazione, che possono essere superate dalla certezza che i genitori ritornino all'ora promessa.

L'ingresso nella scuola materna provoca il risveglio da questi timori: coloro che hanno la certezza del ritorno di mamma e papà all'orario prestabilito si adattano con facilità e con minore angoscia; al contrario i bambini che non si fidano dei genitori, piangono disperati e si attaccano angosciati a loro.

Emerge nuovamente a questo punto la necessità di un atteggiamento sincero e leale, altrimenti i bambini si portano dentro la paura della separazione fino agli anni della scuola elementare.

In questo caso le loro paure possono nascondere un atteggiamento ambivalente nei confronti dei genitori o solamente verso uno di loro.

Se un bambino vive sentimenti ostili verso la madre o verso il padre, necessita della loro costante presenza fisica per rassicurarsi che i suoi pensieri negativi non si sono avverati.

Anche questo rischio può essere evitato, se i genitori mantengono le promesse con il figlio e lo trattano con fiducia e serenità.

La paura della separazione viene superata con maggiore difficoltà anche quando i genitori sono iperprotettivi per il loro bisogno della presenza fisica del figlio, che infatti avverte perfettamente che hanno bisogno di lui perché riceve i loro messaggi inconsci; in questo caso prova sensi di colpa ed è a sua volta spaventato quando non è in casa.